
Disciplina olimpica sin dal 1896, il tennis ha percorso una strada dissestata. Fuori nel 1924, è tornato ad assegnare medaglie a Seul 1988. Per la verità il torneo olimpico non ha mai pareggiato il prestigio e l’importanza dei tornei del Grande Slam e nemmeno dei Masters Series; ovvero spesso è stato snobbato dai migliori, o gli stessi migliori non vi si sono presentati in ottima forma. Il tennis maschile di Atene, ad esempio, è stato terra di conquista dei cileni Massu e Gonzalez, non proprio (soprattutto il primo) abituati a primeggiare.
Quest’anno invece i fuoriclasse non mancano e tra gli obiettivi stagionali dichiarati l’oro olimpico è scopo primario. C’è anche chi diserterà, e per infortunio, e per cattivi rapporti con la federazione nazionale di appartenenza, e per preparare al meglio l’ultimo torneo dello Slam in programma a fine agosto, ossia gli Us Open. Ma insomma ci accingiamo a godere di uno spettacolo di alta qualità.
IL PASS PER PECHINO
In linea generale 6 posti per nazione e 6 rappresentanti per sesso (quindi per chi schiera 2 doppi, due giocatori devono già essere iscritti al singolare).
Per i singolari i primi 56 della classifica Atp e Wta al 9 giugno, ovvero post Roland Garros. I giocatori eleggibili sono al massimo 4 per federazione e che abbiano rappresentato la propria nazione in competizioni a squadre (dunque le stesse federazioni devono confermare la partecipazione dei propri giocatori). 6 posti a disposizione dall’ITF da scegliere in base a criteri di classifica e di provenienza; infine 2 carte assegnate dalla Commissione Tripartita, finite nelle mani del togolese Loglo Komlavi e di Arevalo Rafael da El Salvador per il tabellone maschile e alla tailandese Tamarine Tanasugarn e alla tennista dello Zimbabwe Cara Black.
In caso di forfait di qualunque natura, il posto vacante verrà preso da un giocatore dello stesso paese qualora abbia i requisiti di classifica per entrare direttamente in tabellone; altrimenti spazio ai primi giocatori esclusi, sempre nel limite di 4 giocatori per paese. Dopo il 2 agosto, i tennisti e le tenniste che diserteranno Pechino verranno sostituiti da un doppista, dunque già qualificato e partente per la Cina, secondo decisione dell’ITF e del CIO.
Tra gli uomini assenti Gasquet, Tsonga, Verdasco, Baghdatis e Ancic. Tra le donne fuori Bartoli, Chakvetadze e soprattutto Sharapova.
Per i doppi due posti (2+2) a nazione. Sempre in base alle classifiche del 9 giugno 24 team in entrambi i tabelloni. Solo i giocatori e le giocatrici nelle prime 10 posizioni del ranking mondiale possono “scegliere” il compagno, anche che non abbia i requisiti per qualificarsi. 8 posti riempiti per nomina dell’ITF. Stesse modalità di sostituzione in caso di infortuni o abbandoni, con ingresso di singolaristi se essi avvengono dopo la mezzanotte del 2 agosto.
GLI ITALIANI IN GARA
Tre azzurri e quattro azzurre in singolare: Andreas Seppi, Simone Bolelli e Potito Starace; Flavia Pennetta, Francesca Schiavone, Sara Errani e Mara Santangelo (che ha sostituito Karin Knapp, fermata dalla commissione medica del Coni per problemi cardiaci).
La concorrenza è di ottimo livello, non per questo si deve abbandonare ogni velleità. Dipenderà molto dal sorteggio del tabellone e dalle eventuali teste di serie che capiteranno sul cammino dei nostri. In linea teorica Seppi e Bolelli in campo maschile, Pennetta e Schiavone sono le armi più affilate su cui l’Italia può contare.
Seppi ha una discreta attitudine al cemento, anche se quest’anno i migliori exploit sono occorsi sul veloce di Rotterdam (superati Hewitt e Nadal) e sulla terra di Amburgo (semifinale). I potenti colpi da fondo di Simone Bolelli, in aggiunta ad un servizio che sa essere incisivo, possono risultare determinanti: la sconfitta da Davydenko a Miami e quella recentissima da Djokovic in doppio tie-break a Cincinnati lasciano intendere la capacità di sostenere incontri con i più forti. Un azzurro ai quarti sarebbe risultato di rilievo.
Per quanto riguarda il contingente femminile, Flavia Pennetta è reduce dalla finale di Los Angeles, persa abbastanza nettamente per mano di Dinara Safina. La brindisina è tornata numero uno di Italia e certamente possiede forma fisica e geometrie per conseguire un risultato importante. Ovvio, le Williams innanzitutto, le serbe e qualche russa in seconda battuta, sarebbero da evitare, almeno prima degli ottavi. È ciò che spera anche Francesca Schiavone, per la verità in calo di condizione atletica e tennistica; del 2008 resta l’ottimo torneo di Dubai e la vittoria sulla ex numero uno Henin, poi poco altro. Sara Errani è in vertiginosa ascesa: ha vinto gli ultimi due tornei a cui ha partecipato, Palermo sulla terra e Portoroz, Slovenia, sul cemento. L’entusiasmo potrebbe aiutarla a superare diversi ostacoli.
Potito Starace, per nulla a suo agio sul duro, e Mara Santangelo, rientrata da poco dopo lungo stop, non possono chiedere molto all’avventura olimpica. Ma già esserci è un merito.
In doppio Seppi-Bolelli nel maschile, Santangelo-Vinci e Pennetta-Schiavone nel femminile. Roberta Vinci è l’interprete più pratica del doppio, ha sicuramente voce in capitolo per un buon piazzamento (la Federation Cup insegna).
LA LOTTA PER LE MEDAGLIE gara per gara
A livello individuale sarà interessante assistere all’ennesima sfida Federer-Nadal e all’approccio delle Williams al torneo olimpico. I doppi americani potrebbero conquistare 2 ori, ma attenzione alle terribili cinesine.
Singolare maschile
Dopo 235 settimane di primato, Roger Federer è sul punto di abdicare. Rafael Nadal, 4 mesi di splendido tennis, è pronto a rilevare il numero 1 Atp. Sarebbe strano in ogni caso considerare lo spagnolo come favorito principale, e non solo per la superficie: lo status di numero 2 gli si è appiccicato addosso, e finchè c’è Federer pare normale considerarlo il secondo.
Un terzo incomodo c’è, ed è Novak Djokovic, campione in Australia e probabilmente numero uno mondiale sul cemento. Il serbo ha rallentato a tu per tu con il secondo posto della classifica mondiale, ma resta un cavallo di razza e la sua posizione in tabellone sposta tutti gli equilibri.
Assenti Roddick e Gasquet, si può assegnare il ruolo di outsider a Murray, Davydenko e Blake, per il talento, la sagacia tattica e la continuità ad alti livelli. In verità sono tantissimi i tennisti in grado di salire e scalare: Wawrinka, Kiefer, Gulbis, Soderling, Tursunov. E chissà che i fin qui deludenti Nalbandian, Hewitt, Berdych e Youzhny non siano capaci di sorprendere.
Ad Atene doppietta Cile con Massu vincente sull’americano Mardy Fish. Bronzo a Fernando Gonzalez.
Doppio Maschile
Non sono molte le coppie di connazionali normalmente sul circuito. La più forte è tutta americana: i gemelli Bryan, in simbiosi tecnica e agonistica, possono contare su un affiatamento che non ha eguali. Nessun titolo dello Slam nel 2008, fino alla finale di Toronto persa dal canadese Daniel Nestor e il serbo Nenad Zimonjic. I due giramondo faranno coppia rispettivamente con Frederic Niemeyer e Novak Djokovic. Altro candidato alle medaglie è il doppio israeliano formato da Jonathan Erlich e Andy Ram. Appena dietro, i brasiliani Marcelo Melo e Andre Sa, i cechi Martin Damm e Pavel Vizner, i francesi Arnaud Clement e Michael Llodra, i sudafricani Jeff Coetzee e Wesley Moodie. Poi gli svedesi e i redivivi indiani. Mina vagante i fratelli Andy e Jamie Murray.
Ad Atene ancora Cile, che superò in finale i tedeschi Rainer Schuettler e Nikolas Kiefer. Terzi i croati Mario Ancic e Ivan Ljubicic.
Singolare femminile
Storicamente le migliori al mondo si fanno valere nella competizione a cinque cerchi. Per questo ci si aspetta ossequioso rispetto a quelle che saranno le più alte teste di serie. Il fattore Williams è decisivo: in più occasioni Serena e Venus hanno dimostrato che, competitive dal punto di vista atletico, stritolano ogni avversaria.
Persa per strada Justine Henin, le anti “coloured” sono le serbe Ana Ivanovic e Jelena Jankovic e la russa Dinara Safina, in assoluto la tennista più in forma del momento. Le altre russe sono da temere, ma dell’est ecco le agguerrite colpitrici Agnieszka Radwanska (Polonia), Victoria Azarenka (Bielorussia) e Alona Bondarenko (Ucraina). Poi le giovani e giovanissime: la francese Alize Cornet, la slovacca Dominika Cibulkova, la danese Caroline Wozniacki e l’austriaca in risalita Tamira Paszek. Qui il tabellone potrebbe fare brutti scherzi, visto che l’ordine espresso dal seeding non corrisponde alle forze in campo.
Ad Atene il titolo fu di Justine Henin, che sconfisse in finale Amelie Mauresmo. Bronzo all’australiana Alicia Molik.
Doppio femminile
Due coppie di sorelle, cinesi e spagnole, 5 binomi che a nostro avviso si contenderanno l’oro di Pechino. Quando si mettono in gioco anche nel torneo di doppio, Venus e Serena Williams investono le avversarie con carichi di potenza devastanti (a Wimbledon la prova schiacciante). Alona e Katerina Bondarenko dal canto loro, spiazzando spettatori e colleghe, hanno conquistato in gennaio il titolo degli Australian Open; buona intesa e ottimo affiatamento.
Mai da dimenticare lo scenario. Cina, Pechino, attese e pressioni sugli atleti di casa. Sia Zi Yan-Jie Zheng che Shuai Peng-Tian Tian Sun affileranno senza dubbi le racchette, forti del caloroso appoggio del pubblico. Infine la veterana Virginia Ruano Pascual, plurivincitrice di Slam con la storica compagna Paola Suarez e ora reduce dal trionfo al Roland Garros con Anabel Medina Garrigues, .
E poi tutte le grandi doppiste che scelgono compagne ad hoc. Leizel Huber, che abitualmente con Cara Black forma la migliore coppia al mondo, “sposa” Lindsay Davenport; la giapponese Ai Sugiyama farà coppia con Ayumi Morita, l’australiana Rennae Stubbs cerca ispirazione da Samantha Stosur, l’israeliana Shahar Peer tenterà di avvicinare la medaglia con Tzipora Obziler. Da non dimenticare le russe, soprattutto Svetlana Kuznetsova e Dinara Safina.
Ad Atene vinse la Cina di Tian Tian Sun e Ting Li; in finale ebbero la meglio su Virginia Ruano Pascual e Conchita Martinez. Terzo gradino del podio per le argentine Paola Suarez e Patricia Tarabini.
PROGRAMMA GARE
di Daniele Todisco